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Imparare e insegnare a leggere

Faccio parte ormai da diverso tempo del gruppo Facebook “La biblioteca di Filippo – Libri per Bambini". Il gruppo, nato dalla volontà di Federica, una mamma e blogger del sito "mammamogliedonna", si occupa – così come il sito – di promuovere l’importanza di leggere ai bambini/e fin dalla nascita (in realtà, anche prima!) e offre consigli di lettura, facilita lo scambio di opinioni su albi illustrati e letteratura infantile.

Nei vari post, spesso viene affrontato il delicato tema dell’insegnamento e/o acquisizione più o meno spontanea del processo di lettura da parte di bambini/e frequentanti la Scuola dell’Infanzia. Per tale motivo, mi è stato chiesto di approfondire alcune considerazioni su questi aspetti considerati interessanti da molte iscritte.

Comincio subito con il dire che io rientro tra coloro i quali ritengono sia molto utile insegnare (o aver acquisito) alcune abilità di base al fine di arrivare ad una corretta acquisizione del processo di lettura (inteso come capacità di riconoscere e decodificare segni grafici e riprodurli in una sequenza di suoni o in una immagine mentale). Altri, invece, pensano che la cosa migliore da fare sia insegnare a leggere direttamente, senza attuare percorsi propedeutici di tipo visuo-motorio o percettivo-discriminativo.

In realtà, la maggior parte degli specialisti ha notato come l’insegnamento diretto di alcune abilità specifiche e di base, che spesso vengono chiamate prerequisiti – specie in ambito scolastico – determina non soltanto un miglior apprendimento della lettura, ma può anche scongiurare o minimizzare l’insorgenza di difficoltà o di veri e propri disturbi specifici di apprendimento (D.S.A., quali la dislessia).

Gli studio delle neuroscienze, inoltre, hanno rilevato come imparare a leggere non faccia parte del nostro equipaggiamento genetico (a differenza dell’imparare a parlare) ma richieda una vera e propria riorganizzazione dei circuiti neuronali di alcune aree del cervello responsabili – tra i vari aspetti – dell’attenzione, percezione, motricità. Il corretto avviamento della lettura prevede, quindi, un lavoro preliminare a livello percettivo e di orientamento spazio-temporale.

Ma quali sono queste abilità di base, considerate propedeutiche e prodromiche alla lettura vera e propria?

 1)      Lettura di immagini. I bambini attivano, già in età prescolare, dei processi di “lettura spontanea” osservando le figure, commentandole ed elaborando un piccolo racconto che abbia già una coerenza logica e temporale.  

 2)      Discriminazione dei concetti topologici: grande/piccolo, alto/basso, sopra/sotto. Nel processo di scrittura e lettura i riferimenti spaziali sono necessari per poter collocare le lettere nella giusta direzione e leggerle secondo la direzionalità sinistra-destra che è propria del nostro codice linguistico.

 3)      Riconoscimento di forme. Imparare a leggere è possibile perché il nostro sistema visivo possiede già meccanismi per il riconoscimento delle forme invarianti e le giuste connessioni per collegare queste forme ad altre aree implicate nelle rappresentazioni uditive. Le lettere sono abbastanza vicine al repertorio di forme presente nel nostro cervello cosicché possiamo riferirle ai suoni (fonemi).  

 4)      Discriminazione di oggetti diversamente orientati nello spazio e acquisizione del concetto di specularità, al fine di evitare confusione tra lettere di forma identica ma invertite nello spazio (p/q, b/d),  

 5)      Capacità di procedere da destra a sinistra. Il bambino/a deve avere una buona direzionalità percettiva, sapendo controllare lo sguardo e i movimenti del capo. 

 6)      Buona lateralizzazione (o dominanza laterale). Dai 3 o 4 anni comincia a comparire una preferenza di lato, a livello dell’occhio, della mano e del piede dominanti. A 5-6 anni, il 30% circa dei bambini è mal lateralizzato (ma non necessariamente mostra delle difficoltà nella lettura o scrittura). È comunque preferibile lasciare libero il bambino/a di utilizzare la mano che più preferisce per svolgere via via un compito, ma dall’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia è necessario favorire e incentivare l’uso della stessa mano per l’attività di scrittura.

Per avere ancor più chiaro come procede l’apprendimento della lettura, possiamo fare riferimento al modello proposto da Uta Frith, che mostra come i bambini/e arrivino all'automatizzazione dei processi di lettura. Secondo questo modello d'apprendimento, l'acquisizione della lettura avviene attraversano 4 fasi, ciascuna delle quali è caratterizzata dall'acquisizione di nuove procedure e dal consolidamento e automatizzazione delle competenze già acquisite.

 A.    Stadio logografico: coincide solitamente con l'età prescolare. Il bambino riconosce e legge alcune parole in modo globale, perché contengono delle lettere o degli elementi che ha imparato a riconoscere (essendo stato esposto ad essi più volte, nel corso del tempo).

 B.     Stadio alfabetico: il bambino impara a discriminare le varie lettere ed è in grado di operare la conversione grafema-fonema (via fonologica), potendo così leggere anche le parole mai viste prima.

 C.     Stadio ortografico: il meccanismo di conversione grafema-fonema si fa più complesso ed il bambino è ora capace di leggere suoni complessi (digrammi, trigrammi…).

 D.    Stadio lessicale: il bambino riconosce per accesso diretto le parole, avendo ormai sviluppato un “magazzino” lessicale che gli permette di leggere i vocaboli senza dover recuperare il fonema (suono) associato ad ogni grafema (simbolo o lettera) ma in maniera automatica e veloce. Farà ricorso alla via fonologica quando si troverà di fronte parole nuove e complesse, di cui non conosce il significato, o senza senso.

Abbiamo quindi inteso come l’apprendimento della lettura sia un processo formato da molti sottoprocessi integrati tra loro. L’inadeguatezza del metodo di insegnamento, del momento in cui viene proposta l’attività, nonché caratteristiche specifiche del bambino (immaturità cognitiva), possono essere da ostacolo all’automatizzazione di questo compito. Tutti questi parametri, quindi, vanno adeguatamente considerati, soprattutto nel momento in cui si sta valutando la possibilità di insegnare a leggere ad un bambino/a in età prescolare.