AREA ANTROPOLOGICA

Compiti di realtà e rubriche valutative: un esempio concreto

Sono già diversi anni che, nella scuola, si parla di rilevazione delle competenze e – di conseguenza – ci si interroga sulle modalità più adeguate al fine di registrare tale acquisizione nei ragazzi.

 

Le Linee guida per la certificazione delle competenze (2017) definiscono la competenza come un costrutto sintetico, nel quale confluiscono diversi contenuti di apprendimento – formale, non formale ed informale – insieme a una varietà di fattori individuali che attribuiscono alla competenza un carattere assolutamente personale. Spetta agli insegnanti monitorare continuamente il grado di maturazione delle competenze di ciascun alunno per valorizzarle e favorirne lo sviluppo.

 

La certificazione delle competenze è complessa poiché prende in considerazione i diversi aspetti della valutazione: conoscenze, abilità, traguardi per lo sviluppo delle competenze, atteggiamenti da utilizzare in un contesto problematico e più articolato rispetto alla semplice ripetizione dei contenuti appresi. È facile capire, quindi, come l’accertamento di una competenza in uno studente non sia affatto facile.

 

Le prove tradizionalmente e quotidianamente utilizzate per la valutazione degli apprendimenti non sono adatte per la valutazione delle competenze. La modalità più efficace è quella che vede l’apprendimento situato e distribuito, ancorato al contesto e calato nella realtà. La competenza si può accertare, quindi, facendo ricorso a compiti di realtà (prove autentiche, prove esperte, ecc.), osservazioni sistematiche e autobiografie cognitive.

 

I compiti di realtà richiedono allo studente di risolvere una situazione problematica quanto più possibile vicina al mondo reale, utilizzando conoscenze e abilità già acquisite, trasferendole in contesti e ambiti in parte diversi da quelli comunemente utilizzati nella prassi scolastica quotidiana.

 

Compiti di realtà e progetti sono manifestazioni esterna della competenza – il prodotto – ma non ci permettono di cogliere appieno il processo che compie l’alunno/a per arrivare a dare prova della sua competenza. A tal fine, è necessario utilizzare osservazioni sistematiche che ci permettono di rilevare il processo, ossia le operazioni che compie l’alunno/a per svolgere correttamente il compito, mettendo in campo conoscenze e abilità già possedute, utilizzando anche risorse esterne (libri, tecnologie, sussidi vari) e interne (impegno, determinazione, collaborazioni dell’insegnante e dei compagni).

 

Gli strumenti attraverso cui effettuare le osservazioni sistematiche possono essere diversi: griglie, questionari e interviste. Devono riferirsi ad aspetti specifici che caratterizzano la prestazione (indicatori di competenza) per esempio l’autonomia, la partecipazione, la consapevolezza…

 

Le osservazioni sistematiche, però, proprio perché condotte dall’insegnante, non consentono di cogliere interamente altri aspetti che caratterizzano il processo: il significato attribuito dall’alunno/a al proprio lavoro, le intenzioni che lo/a hanno guidato nello svolgere l’attività, le emozioni provate. Tutto questo può essere esplicitato dall’alunno mediante il racconto del percorso cognitivo che ha compiuto: raccontare quali siano stati gli aspetti più interessanti per lui, quali siano state le difficoltà che ha incontrato ed un’autovalutazione del lavoro prodotto. Questo percorso ha una valenza riflessiva e metacognitiva importantissima poiché aiuta l’alunno/a a prendere piano piano consapevolezza del proprio processo di apprendimento.

 

Al termine dell’unità didattica sui continenti (geografia classe 5°) ho proposto un semplice compito di realtà: organizzare una vacanza in alcune città del medesimo continente scegliendo i mezzi di trasporto, i monumenti da visitare e le bellezze naturali da vedere. A tal scopo, ho realizzato due schede didattiche, che potete scaricare. I bambini avevano in dotazione un atlante ciascuno, a qualcuno ho fornito del materiale che avevo sulle città scelte, con altri abbiamo fatto qualche ricerca su Google o Wikipedia dal mio tablet.

 

Per illustrare ai genitori che cosa fossero i compiti di realtà, a che cosa servissero e le modalità più adeguate per valutarli, ho redatto una breve e semplice spiegazione che ho allegato al quaderno di ciascun alunno. Unitamente a questa, ho accluso la rubrica valutativa dei processi e quella riferita al prodotto, evidenziando il livello raggiunto da quel specifico alunno.

 

I bambini, infine, hanno compilato una brevissima scheda di autovalutazione utile per sondare le loro impressioni sul compito di realtà svolto: gradimento, soddisfazione per il prodotto realizzato etc...

 
 

Metodo di studio

Le fasi della lettura

Strategie di lettura e lavoro sul testo, utili per l'apprendimento e il metodo di studio delle discipline.  

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