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Facciamo il punto sulla didattica a distanza!

In occasione della fine della scuola, ho chiesto ai miei alunni di compilare un questionario, una sorta di customer satisfaction sulla didattica a distanza. Oltre a ricavare informazioni inerenti strettamente gli apprendimenti (per me utili al fine di impostare il piano di lavoro da attuarsi a settembre), volevo sentire da loro che cosa fosse mancato di più rispetto al lavoro in classe, ma anche che cosa avessero apprezzato. Davvero è tutto da buttare? C’è qualche aspetto che possiamo salvare o che addirittura è piaciuto e che, quindi, potrei pensare di riproporlo il prossimo anno scolastico?

Ho anche chiesto come vorrebbero fosse organizzata la scuola a settembre e se ci fosse qualche aspetto che li preoccupa particolarmente.

Per finire, ho chiesto loro di fare come facevamo in classe: dare un voto al proprio impegno e fare l’appello emotivo, comunicando come si sentissero in quel momento.

 

Inutile dire che ai bambini è mancato il contatto con i compagni, il giocare assieme, ma anche quando la maestra spiegava un argomento e il poterle raccontare “le cose che mi succedono”.

“Il contatto fisico e visivo con le insegnanti e i compagni”; “vedersi di persona perché è più facile fare insieme le cose”; “i compagni, le maestre, le interrogazioni orali”. Chi, per non lasciare nessun dubbio, risponde che gli è mancato “tutto”, o “è mancata la scuola”.

Dalla scuola primaria in poi, il gruppo dei pari diventa un punto di riferimento fondamentale. Le abilità relazionali, le competenze emotive vanno allenate ed acquisite al pari di conoscenze e abilità cognitive. La scuola non è solo la sede dell’istruzione, ma contribuisce alla formazione globale del bambino che non può avvenire dietro ad uno schermo.

 

Cosa salvano i bambini di questo periodo di DAD? Anche in queste risposte, l’aspetto relazionale – sebbene diverso da quello a cui eravamo abituati – emerge in maniera preponderante: “la possibilità di interagire con le maestre nonostante tutto”; “ritrovarsi e chiacchierare” negli incontri on line e “le video lezioni nelle quali ascoltavo la maestra”.

Per fortuna, in alcuni bimbi, questo periodo difficile non ha intaccato la voglia di apprendere, per cui emerge “il continuo interesse nello studio delle materie”, l’apprezzamento della possibilità del “risentire le spiegazioni della maestra” e il riuscire ad apprendere: “nonostante fossi a casa, ho comunque imparato qualcosa di nuovo ma con meno pressione. Ho apprezzato che la maestra caricava compiti extra facoltativi per chi, come me, si annoiava un po’ e voleva fare di più”. La bellezza dei tempi più dilatati, il “fare i compiti quando volevo”, grazie alla decisione presa, in accordo coi genitori, di ridurre il carico di lavoro per non stressare i bambini e sovraccaricare le famiglie in un periodo di per sé già difficile.

C’è anche chi, purtroppo, ha risposto che della didattica a distanza non ha apprezzato “nulla” e qui rientrano quei bambini che abbiamo un po’ perso per strada, che in presenza sicuramente saremmo riuscite a stimolare, trainare, aiutate anche dalla forza del gruppo classe .

 

In merito a come dovrebbe essere organizzata la scuola a settembre, possiamo raggruppare le idee dei bambini in due categorie: chi tiene a mente le ristrettezze determinate dal COVID e chi, nostalgicamente, auspica un rientro in vecchio stile.

“A scuola ci dovrebbe essere un dispenser di disinfettante e i banchi devono essere schierati alla distanza di sicurezza, si dovrebbe fare il tampone ad ognuno di noi”; bisognerebbe adottare “le precauzioni antivirus”.

“Vorrei che tornasse tutto alla normalità”, tutto “come prima”, perché alla fine, la scuola “mi va bene come era prima del Covid 19”.

Si spera, ovviamente, che la realtà dei fatti starà nel mezzo: l’attenzione per la sicurezza e l’ igiene accompagnata dal rispetto delle necessità di socializzazione, relazione e contatto dei bambini. Abbiamo tre mesi di tempo per trovare le modalità e le risorse. Dobbiamo riuscirci.

 

Vorrei chiudere questo articolo citando due frasi che suonano come un augurio, un desiderio che tutti noi abbiamo per i nostri alunni e figli.

“Vorrei poter non usare la mascherina perché fa sudare. Vorrei andare a scuola solo la mattina in modo da poter andare agli allenamenti di pomeriggio. Siamo pochi in classe e vorrei poter giocare con i miei compagni senza problemi di distanza di sicurezza”.

“Vorrei poter tornare in classe senza mascherina così da poter sorridere alle maestre e ai miei compagni e riabbracciarli”.