#11

Quando il troppo stroppia

Perchè non dobbiamo presentare i quattro caratteri di scrittura contemporaneamente

Ebbene sì! Ci sono ancora dei docenti che propongono, fin dai primi giorni di scuola, tutti e quattro i caratteri di scrittura: stampato maiuscolo, stampato minuscolo (stampatello), corsivo maiuscolo e minuscolo.

 

Il bambino/a, in questo caso, deve imparare ad associare un suono (fonema) a diversi caratteri, nonché apprendere i movimenti necessari per riprodurre tutti quei segni con la matita, che hanno caratteristiche molto diverse tra loro. Il corsivo richiede di ruotare il polso, per esempio, quindi movimenti complessi: il riconoscimento delle singole lettere è più difficile.

 

Lo stampatello, invece, presenta lettere di forma identica ma invertite nello spazio (p/q, b/d): richiede, quindi, la capacità di discriminare oggetti diversamente orientati nello spazio e l’acquisizione del concetto di specularità, al fine di evitare confusioni. Il problema è che ancora a 6 anni, circa il 30% dei bambini/e è mal lateralizzato (anche se non necessariamente mostra delle difficoltà nella letto-scrittura).

 

Gli studio delle neuroscienze, inoltre, hanno rilevato come imparare a leggere non faccia parte del nostro equipaggiamento genetico (a differenza dell’imparare a parlare) ma richieda una vera e propria riorganizzazione dei circuiti neuronali di alcune aree del cervello responsabili – tra i vari aspetti – dell’attenzione, percezione, motricità. Il corretto avviamento della lettura prevede, quindi, un lavoro preliminare a livello percettivo e di orientamento spazio-temporale. Imparare a leggere è possibile se e quando il nostro sistema visivo possiede dei meccanismi per il riconoscimento delle forme invarianti: le lettere sono abbastanza vicine al repertorio di forme presente nel nostro cervello cosicché possiamo riferirle ai suoni (fonemi).

 

Gli studi di neuroimaging hanno mostrato, oltretutto, che si attivano due emisferi diversi nel momento in cui scriviamo in corsivo o leggiamo. Onde evitare conflitti, è auspicabile – almeno all’inizio – insegnare a leggere usando lo stampato maiuscolo e poi minuscolo.  

 

L’apprendimento della lettura è un processo formato da molti sottoprocessi integrati tra loro. L’inadeguatezza del metodo di insegnamento, del momento in cui viene proposta l’attività, nonché alcune caratteristiche specifiche del bambino (per. es immaturità cognitiva, mancanza di prerequisiti, predisposizione genetica), possono essere da ostacolo all’automatizzazione di questo compito.

 

Se le suddette argomentazioni non sono sufficienti per evitare di proporre i quattro caratteri contemporaneamente, ci vengono in soccorso le Linee guida per il diritto allo studio degli alunni/e con disturbi dell’apprendimento del 2011.

 

 

Per imparare la corrispondenza biunivoca tra segno e suono di un sistema alfabetico, più che un impegno cognitivo, sono richieste abilità quali la scomposizione e ricomposizione delle parole in suoni e il riconoscimento dei segni ad essi associati. Quindi, per imparare la lettura è importante avere buone capacità di riconoscimento visivo e di analisi di struttura della parola.”

 

“Scendendo nello specifico del metodo di insegnamento-apprendimento della lettoscrittura, è importante sottolineare che la letteratura scientifica più accreditata sconsiglia il metodo globale, essendo dimostrato che ritarda l’acquisizione di una adeguata fluenza e correttezza di lettura.”

 

"In ogni caso, qualunque metodo si adotti, sarebbe auspicabile iniziare con lo stampato maiuscolo, la forma di scrittura percettivamente più semplice, in quanto essa è articolata su una sola banda spaziale delimitata da due sole linee (scrittura bilineare): tutte le lettere hanno infatti la medesima altezza, iniziando dal rigo superiore e terminando in quello inferiore, mentre lo stampato minuscolo, oltre che il corsivo, sono forme di scrittura articolate su tre bande spaziali, in cui le linee di demarcazione dello spazio sono quattro (scrittura quadrilineare), […] e risultano pertanto percettivamente molto più complesse. Si dovrebbe poi evitare di presentare al bambino una medesima lettera espressa graficamente in più caratteri (stampato minuscolo, stampato maiuscolo, corsivo minuscolo, corsivo maiuscolo), ma è opportuno soffermarsi su una soltanto di queste modalità fino a che l'alunno non abbia acquisito una sicura e stabile rappresentazione mentale della forma di quella lettera. L'insegnante si dovrà soffermare per un tempo più lungo sui fonemi più complessi graficamente e dovrà dare indicazioni molto precise per la scrittura, verbalizzando al bambino come si tiene una corretta impugnatura della matita o della penna, dando indicazioni precise sul movimento che la mano deve compiere, sulla direzione da imprimere al gesto, sulle dimensioni delle lettere rispetto allo spazio del foglio o del supporto di scrittura (cartellone, lavagna). Si farà anche attenzione a che il bambino disegni le lettere partendo dall’alto.”

 

 

Queste indicazioni, allegate al decreto ministeriale del 12 luglio 2011, sono molto chiare: è scritto esplicitamente che non riguardano solo gli alunni/e con disturbi dell’apprendimento (anche perché la diagnosi si può effettuare soltanto alla fine della classe 2°) e che è importante effettuare un lavoro comune alla classe, fatta salva la didattica individualizzata rispondente ai bisogni specifici degli alunni.

 

 

Chiudo con una serie di domande: presentare i quattro caratteri  contemporaneamente, cosa offre ai bambini/e in più rispetto alla presentazione dilatata nel tempo degli stessi? Perché colleghi continuate con una didattica superata pur sapendo che potrebbe nuocere agli alunni/e più fragili? Dirigenti, perché non intervenite su questo aspetto? Genitori, perchè in questi casi non chiedete lumi ai docenti?